Il gipeto (Gypaetus barbatus)
Il gipeto, anche chiamato avvoltoio barbuto, è un avvoltoio massiccio con un’apertura alare che può arrivare fino ai 3 metri. Nidifica su pareti rocciose e valloni impervi e la maggior parte delle volte lo si può osservare planare mentre cerca carcasse di ungulati. Infatti la sua dieta è molto particolare: si ciba quasi esclusivamente di ossa, che provvede talvolta a frantumare lasciandole cadere da altezze considerevoli per poi ingoiarle più facilmente.
L’adulto è caratterizzato da un piumaggio contrastato, con le parti ventrali e della testa di un colore chiaro mentre il dorso e le ali sono scuri. Una caratteristica peculiare, è il colore ruggine del ventre che non è di origine biologica, ma assunto attraverso dei “bagni di terra” dove il ferro presente nei minerali colora il piumaggio. I giovani presentano un piumaggio molto scuro e la transizione verso il piumaggio adulto avviene gradualmente durante i primi 6-7 anni di vita, in cui viene raggiunta anche la maturità sessuale.
È un uccello molto longevo (25 anni in natura, 40 in cattività) e il suo ciclo riproduttivo è complicato e lungo. La coppia monogama depone due uova che dopo una lunga incubazione si schiudono. Il primo nato sarà dominante sul fratello (il cosiddetto cainismo) che morirà entro poche ore dalla schiusa, la coppia crescerà così solamente un pullo. Il ciclo riproduttivo lungo e la persecuzione da parte dell’uomo in ambiente alpino ha portato questa specie all’estinzione agli inizi del ‘900.
È tornato recentemente a nidificare sulle Alpi e nel Parco Nazionale Gran Paradiso grazie ad un progetto di reintroduzione iniziato negli anni ‘80 che coinvolge molti Stati Europei. Negli ultimi vent’anni, circa 150 individui sono stati rilasciati sulle Alpi dove adesso è presente una piccola popolazione stabile. Attualmente nel Parco sono presenti 3 coppie.
La scelta del Gran Paradiso come luogo di nidificazione non è stata casuale, il Parco infatti è territorio ideale per il gipeto per diversi motivi: la facilità di reperire cibo, grazie all’abbondanza di fauna selvatica, la possibilità di trovare spazi idonei alla nidificazione, grazie alla conformazione delle pareti rocciose, ma soprattutto per la tranquillità che può trovare solo in un’area protetta, in cui sono vietati i sorvoli con elicottero o altri mezzi, e in cui il disturbo antropico è ridotto.
In Valnontey è stata istituita una zona di protezione a tutela del nido.
Nome scientifico Gypaetus barbatus
Apertura alare 270-285 centimetri
Lunghezza totale: 110-115 centimetri
Peso 5-7 kg
Longevità 45 anni (in cattività)
Distribuzione Europa, Asia, Africa settentrionale, Africa orientale e Sudafrica.
Il ritorno del Gipeto sulle Alpi e l'efficacia della protezione
Nel mese di aprile del 1997 giunse la notizia della prima riproduzione in natura di una coppia di gipeti rilasciati nell'ambito del progetto internazionale di reintroduzione, messo in atto da diversi partner alpini europei. Il primo evento ha avuto luogo sul massiccio francese di Bargy, in Alta Savoia. L'anno successivo, nel 1998, è iniziata la lunga serie di lieti eventi che ha interessato il distretto meridionale delle Alpi centrali, nell'area del Parco Nazionale dello Stelvio, nel comune di Bormio. Poi di nuovo Bargy, Bormio e quindi il Parco Nazionale della Vanoise e così via. Le nidificazioni di questa nuova preziosa specie hanno avuto luogo, nella maggior parte dei casi, in aree caratterizzate da forti densità di popolazione di ungulati selvatici e da elevati vincoli di protezione e di sorveglianza.
Protezione e sorveglianza dunque come condizioni necessarie per il realizzarsi di fenomeni naturali complessi qual è appunto una reintroduzione. La rete di protezione messa in atto a livello alpino ha dimostrato di essere in grado di proteggere la complessità ambientale ed animale dei diversi siti e ha reso possibile quello che solo trent'anni fa sembrava impensabile: il ritorno dei grandi predatori di cielo e terra, vulturidi compresi.
Con contributi di Bruno Bassano e Riccardo Alba
Foto copertina: Yves Jacquemoud
Foto galleria: Alessandro Benussi - Roberto Permunian - Dario De Siena