Nonostante il grande impegno del ministero dell'ambiente, sembra, che gli stanziamenti a favore dei parchi nazionali non saranno neanche all'altezza della spesa del 2009.
Dovrebbero essere garantite le spese ordinarie, cosidette obbligatorie, ma la gente dei parchi, gli amministratori, i cittadini, i direttori, i presidenti, tutti coloro che hanno a cuore la natura d'Italia, sanno bene che per fare conservazione, per promuovere sviluppo sostenibile, occorrono risorse finanziarie ed umane.
Non basta pagare gli stipendi, occorre riempire i serbatoi di gasolio, cambiare gli scarponi, garantire l'efficienza di una struttura piccola e poco costosa che ha in serbo il futuro di noi tutti.
Ci piacerebbe davvero sapere chi è che ha scritto l'articolo della legge 122/2010 che ha tagliato del 50% lo stanziamento dei parchi nazionali? Ne ha il coraggio? Se ne può vantare pubblicamente? Perché sono stati tagliati ancora del 10% gli scarsissimi posti di lavoro nei parchi nazionali?
Su questi temi i direttori di parco nazionale hanno aperto un forte confronto culturale, con una fortissima sintonia tra tutti i presenti. Forse farebbe davvero bene a molti deputati e senatori, ministri e presidenti, avere periodicamente un confronto con chi ogni giorno, in prima fila, a testa china, sgobba per far funzionare una macchina pubblica che come una tela di Penelope, di notte viene sempre più sfilata...
Cosa diremo un giorno ai nostri figli? Qui c'era un albero millenario ma non abbiamo avuto i soldi per salvarlo? Qui un tempo nuotavano le balene ma non avevamo i soldi per la sorveglianza? Qui nidificava il piviere tortolino, giusto qui dove c'è questo ristorante abusivo? Qui un tempo, dove passa l'autostrada, c'era il parco? E' davvero questo il mondo che i nostri più alti rappresentanti immaginano? Se non è così perché non si leva forte lo sdegno di uomini politici, di cultura, giornalisti e scrittori contro l'ignavia che trascina nell'oblio i nostri gioielli naturali?
Come si possono firmare i più importanti accordi internazionali e allo stesso tempo tagliare le risorse che servono alla loro attuazione? Come faremo a portare l'Italia al 20% minimo di aree protette (come sottoscritto dal nostro Governo a Nagoya in Giappone) entro il 2020 se già nel 2011 non ci sono le risorse per tirare avanti?
Dove sono i soldi del 2010? Ancora non sono pervenute le risorse che il Ministro dell'Ambiente ha proposto al Parlamento, che ha approvato, quando arriveranno, quando i parchi saranno pignorati per insolvenza?
A tutti questi dubbi i direttori di parco nazionale vorrebbero cortesi urgenti risposte dalla Politica. Quella Politica chiamata a lavorare per il bene del Paese, in tempi difficili, facendo scelte chiare e trasparenti, in modo che l'opinione pubblica possa capire chi sta chiudendo i parchi e perché, e farsi un proprio autonomo giudizio.
All'assemblea hanno partecipato la quasi totalità dei direttori di parco nazionale e quelli di molte altre aree naturali protette, il presidente di Federparchi Giampiero Sammuri, il presidente del Parco Nazionale Foreste Casentinesi Gigi Sacchini, il presidente di Aigap (associazione dei guardiaparco) Alberto Dominici, il presidente di associazione394 Elio Tompetrini, il portavoce di Unione per i Parchi e la Natura d'Italia Maurilio Cipparone, Rita De Stefano dell'Istituto Pangea, il presidente di Aidap Nino Martino.
I parchi nazionali presenti:
Gran Paradiso, Val Grande, Stelvio, Dolomiti Bellunesi, Appennino Tosco-Emiliano, Foreste Casentinesi, Monti Sibillini, Gran Sasso-Laga, Arcipelago Toscano, Cilento, Circeo, Pollino, Sila, Aspromonte.