Le prime notizie storiche del paese risalgono ai tempi delle Crociate in Terra Santa, dove Noasca veniva offerta alla Chiesa del Santo Sepolcro di Gerusalemme dal Conte del Canadevese, Guido.
Durante il XIII secolo questo Paese divenne feudo dei San Martino e nel 1441 si ribellò prendendo parte al Tuchinaggio. Poco più avanti (1448 circa) Noasca si ritrovava sempre in lotta poiché tentava di sottrarsi al controllo di un’altra famiglia, i Valperga, che come i San Martino volevano impossessarsi di questo territorio.
Tentò di offrirsi al Conte di Savoia ma i Valperga ebbero la meglio e il Paese venne infeudato. A Noasca, durante il periodo tra ’800 e ‘900, le risorse disponibili non furono più sufficienti per sfamare le famiglie con molti figli.
Per questo motivo, prima attraverso i mestieri itineranti come lo spazzacamino, i calderai e i venditori di sementi, poi attraverso l’emigrazione verso luoghi che potevano offrire migliori opportunità di vita, gran parte della popolazione fu obbligata a lasciare il paese natio per tornarvi solo per le ferie estive.
La scuola elementare di Borgata Maison, attiva fino al 1962, rappresenta uno dei periodi storici in cui Noasca ha vissuto il momento di maggior densità demografica; Recentemente si è intervenuti attraverso il recupero dell'arredo e dei materiali in uso all’epoca, compreso l’allestimento della camera dove alloggiava la maestra durante il periodo scolastico.
La scuola è posta a circa 1600 m. di quota, sulla mulattiera del Vallone del Roc, uno degli itinerari più interessanti del versante piemontese del Parco, che tocca una serie di borgate di alto valore documentale e paesaggistico, oltre che attraversare un ambito di pregio naturalistico.
L'Ente Parco ha effettuato l'intervento tra il 1999 e 2000, nell'ottica della salvaguardia di valori culturali basilari per l'educazione ambientale dei visitatori. La scuola è visibile dal sentiero ma per accedere e ammirare gli interni è necessario prenotare una visita guidata.
Moltissime frazioni, un tempo piene di vita ed allegria, si sono a mano a mano svuotate e moltissimi prati incolti hanno invaso quelle che un tempo erano curate dimore. Allo stesso tempo molti paesi come Valperga, San Ponso e San Giorgio Canavese si sono popolate di laboriosi emigranti Noaschini. Queste famiglie non scordano però i loro luoghi d’origine, e spesso tornano a visitare i luoghi dove vissero i loro avi.
Noasca ed il Re Vittorio Emanuele II sono legati da una lunga storia iniziata nel 1856, quando il re dichiarò questa una parte del territorio noaschino area Riserva Reale di Caccia, salvando in questo modo dall'estinzione lo stambecco. Venne formato un corpo di guardie specializzate e costruita una fitta rete di sentieri e mulattiere che ancora oggi costituiscono la migliore ossatura viaria per la protezione della fauna da parte dei guardaparco, oltre a formare il nucleo degli odierni dei sentieri per escursionisti.
Nel 1919 il re Vittorio Emanuele III si dichiarò disposto a donare allo Stato italiano la riserva di caccia, purché venisse creato un parco nazionale. Il 3 dicembre 1922 venne istituito il Parco nazionale del Gran Paradiso, il primo parco nazionale italiano. Negli anni successivi gli stambecchi aumentarono considerevolmente di numero e venne ripristinata la estesissima rete di mulattiere reali. Successivamente, a causa del licenziamento delle guardie locali, dello svolgersi di manovre militari all'interno del parco e della Seconda guerra mondiale, il numero di stambecchi si ridusse drasticamente fino ai soli 416 capi del 1945. Finalmente, nel 1947, la gestione dell'area protetta venne affidata alla gestione di un ente autonomo.
Attualmente il "sentiero del re" e la casa di caccia reale, meta ambita di molti turisti, costituiscono una delle attrazioni del territorio di Noasca.
Dove un tempo brillavano impetuosi torrenti immersi in verdi e curati prati sono stati costruiti ponti, abitazioni , gallerie e strade. Ma sono anche sorte nuove strutture, come il campo sportivo, il parco giochi, l’ostello ed il capannone pluriuso.
Testo tratto da comune.noasca.to.it
Foto: archivio PNGP