Fotografare nella Natura
Il Parco Nazionale Gran Paradiso in collaborazione con Canon CPS Italia ha organizzato nel 2010/2011 gli incontri “Fotografare nella Natura: L’etica e il comportamento del fotografo di natura”, promossi con l’obiettivo di sensibilizzare i fotografi naturalisti al rispetto dell’ambiente che li ospita. Il progetto nasce nell'autunno 2009 e si concretizza nel mese di giugno 2010, con la presentazione del decalogo del fotografo naturalista, nel corso dell'evento pilota che si è svolto a Ceresole Reale. Considerato il grande successo di partecipazione e il movimento legato all’etica in fotografia naturalistica che si è venuto a creare nei mesi successivi tra fotoamatori e professionisti, si è deciso di estendere l’iniziativa a tutte le valli del Parco.
Libero di Vivere
Il Parco Nazionale Gran Paradiso insieme Codiceasbarre ha ideato il progetto eco-sociale "Libero di vivere”che ha visto la realizzazione di abbigliamento e gadget dedicati al Parco, in vendita al pubblico da quest’estate, realizzati con materiali eco-compatibili da donne detenute negli istituti penitenziari di Vercelli e Lecce. Codiceasbarre è una cooperativa che nasce nel 2002 con l’obiettivo di consentire a donne che si trovano nei penitenziari di accedere a percorsi formativi che forniscano competenze di base dal punto di vista professionale, costruendo ipotesi di occupabilità e favorendo un inserimento positivo nel contesto civile. Il Parco si è quindi trovato subito d’accordo nell’abbinare le finalità sociali proposte dalla cooperativa a quelle ambientali perseguite dall’Ente a salvaguardia della biodiversità dell’area protetta. Sono quindi state ideate due linee di abbigliamento, una per gli adulti e una dedicata ai più piccoli, con colori e animali legati al Parco del Gran Paradiso. Su magliette, berretti e braccialetti, oltre al logo del Parco campeggia lo slogan “libero di vivere” espressione del legame simbolico tra la sensazione di libertà che è possibile vivere nell’area protetta, e l’indipendenza delle detenute che tramite il lavoro godono di una piccola forma di autonomia all’interno del carcere, oltre che di una possibilità di rieducazione sociale. Il progetto è sostenuto dal Ministero della Giustizia che garantisce l'eticità e la qualità degli articoli, realizzati con cotone organico e materiali ecologici, prestando quindi la massima attenzione e rispetto per l’ambiente.