Il fagiano di monte (Lyrurus tetrix)
Il fagiano di monte vive ai margini superiori dei boschi di conifere, soprattutto dove la vegetazione arborea si fa meno densa e il sottobosco, caratterizzato principalmente da mirtilli e rododendri, è abbondante.
Il maschio ha un'apertura alare di 70-80 cm e un piumaggio nero con riflessi metallici blu, tranne il sottoala, il sottocoda e le barre alari che sono bianchi. La coda a forma di lira lo rende facilmente riconoscibile. La femmina è invece bruno-rossiccia con un'apertura alare più piccola di quella del maschio.
La sua dieta è composta per la maggior parte da bacche e germogli.
DISTRIBUZIONE E CONSERVAZIONE
La distribuzione del fagiano di monte in Europa è pressoché continua nella foresta boreale dalla Scandinavia alla Siberia sud-orientale. In Italia la sua distribuzione interessa tutti i settori alpini, in modo abbastanza omogeneo, dalle Alpi Liguri alle Carniche. È presente nella fascia tra i 1400 e i 2200-2300 metri di quota.
Secondo la IUCN, Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, il suo stato di conservazione in Europa è sfavorevole, la specie viene infatti classificata come Vulnerabile (VU) e molte popolazioni di bassa quota sono isolate e in declino. In Italia invece, anche se ci sono evidenze di un certo declino, questo non è così significativo da classificarla in una categoria di minaccia, risultando quindi a Minor Preoccupazione (LC).
MINACCE
Anche se sulle Alpi lo stato di conservazione del fagiano di monte è relativamente buono, le minacce non mancano. Nel periodo invernale il fagiano di monte si ripara sotto la neve scavando un vero e proprio "igloo", in cui la temperatura rimane costante a circa 0°C e dove trascorre la maggior parte del tempo per ridurre il consumo di energie e proteggersi dai predatori.
Gli effetti dei cambiamenti climatici, però, possono creare diversi problemi al fagiano: la scarsità di neve impedisce di costruire i ripari invernali esponendolo alle intemperie e alle rigide temperature, mentre lo scongelamento e il ricongelamento della calotta superiore dell’igloo, dovuto alle alte temperature diurne, rischia di intrappolarlo sotto la neve.
A questo si aggiunge il disturbo diretto delle attività ricreative invernali che, aumentando il livello di stress individuale, abbassano la risposta immunitaria e mettono quindi a rischio la sopravvivenza dell’animale. Inoltre anche la progressiva chiusura delle aree boschive dovuta all’abbandono delle pratiche silvo-pastorali tradizionali e l’attività venatoria influenzano negativamente il suo stato di conservazione.
CONSERVAZIONE E MONITORAGGIO NEL PNGP
All’interno del Parco, la nidificazione della specie è accertata in tutte le valli e viene censita ogni anno dal corpo di sorveglianza del Parco. In primavera, durante la stagione riproduttiva, i maschi si radunano in luoghi aperti e con vegetazione rada, detti "arene" o "lek", dove si esibiscono nelle caratteristiche parate nuziali. Proprio in questo periodo i guardaparco effettuano punti di ascolto e osservazioni, approfittando della concentrazione di più individui nella stessa area.
In estate, non viene fatto un vero e proprio censimento ma quando i guardaparco entrano in contatto con la specie, segnano le singole osservazioni, appuntando anche le coordinate gps.
BUONE PRATICHE
Per non disturbare il fagiano di monte è importante seguire sempre i sentieri e le tracce già battute.
In inverno si rischia di spaventarlo e metterlo in fuga dal suo rifugio costringendolo ad affrontare le rigide temperature e i predatori.
In estate, il passaggio in prossimità dei siti di nidificazione a terra, potrebbe causare la fuga della femmina che abbandonando il nido potrebbe perdere l’intera nidiata.
Foto: Manuel Plaickner